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sabato 18 febbraio 2017

3976. L’epoca delle scorciatoie


Fin dall’alba dei tempi gli esseri umani hanno dovuto letteralmente ingegnarsi per le evidenti limitazioni che la fisiologia ha portato a corredo, ma con una capacità cognitiva che ha ampiamente rimediato al deficit fisico. Tutta la storia dell’umanità è una lotta alla sopravvivenza ed è caratterizzata dall'uso dell’intelligenza per conoscere e migliorare la propria condizione. A volte questo impegno riguardava il singolo, altre volte le ricadute erano anche sulla comunità. Non si poteva pensare di passare la propria esistenza con il cibo contato, sempre alle prese con la forza degli elementi e di fronte ad esse essere impotenti. Su alcune questioni sono evidenti i miglioramenti e la capacità di controllo a cui si è giunti, su altri la natura prevale e presenta spesso conti molto salati in termini di vite e distruzione. Da sempre l’umanità si confronta anche con il potere, derivato soprattutto dall’accumulo di ricchezze. Se possiedi in misura importante e intrecci relazioni con altri come te, si crea una piccola o grande élite che controlla e gestisce il mantenimento dello status quo o la sua espansione. Chi non fa parte di questo gruppo ambisce ad entrarci e chi ne fa parte fa di tutto per rimanerci, questo fin dalla notte dei tempi, da quando si è passati da un economia di sopravvivenza a quella di sussistenza, che ha dato l’opportunità di creare apparati che prima non era possibile neanche pensare, visto che occorreva cacciare o raccogliere cibo. Con lo sviluppo del capitalismo è avvenuta una forte accelerazione di questo meccanismo, che se mantenuto al minimo potrebbe garantire anche più effetti positivi che negativi. Come per tutte le cose costruite dagli esseri umani, non esistono solo aspetti positivi. Quando costruisco una casa sottraggo materie prime, devo edificarla in una zona adatta, magari disboscando ed ho comunque un impatto, quella che si chiama impronta ecologica. Quando si era un gruppo sparuto che vagava sul nostro pianeta il tutto era molto contenuto, ora sarebbe meglio pensare azioni che ne limitino il raggio d’azione, ma anche in questo caso ci si scontra con qualcosa di intimamente connesso all’animo umano, il senso di espansione. Se non stai bene dove vivi, semplicemente ti sposti, con la speranza di poter stare meglio. Credo che potrebbe essere tranquillamente considerata una parte biologica, ma risulta essere anche la cosa più logica. Se il mio campo non produce più nulla o muoio di fame oppure ne cerco uno fertile. Oggi però il trionfo della tecnica ha permesso di sovvertire questa logica in molte maniere diverse. Prima ha cercato di intervenire sul terreno, utilizzando tonnellate di prodotti chimici e meccanizzando ogni processo possibile, poi è passato alla modificazione genetica dei prodotti alimentari per renderli più resistenti o più belli. L’umanità ha continuamente forzato la mano alla Natura, perché è quello che sa fare meglio da millenni. Prima occorrevano anni per vedere qualche risultano, oggi bastano pochi giorni, ma la necessità di trovare scorciatoie per raggiungere l’obiettivo rimane costante. Qualcuno lo chiama progresso e forse è la parola giusta, ma come si misura e soprattutto oggi qual è il suo significato? Ma ancora come viene vissuto da chi il progresso lo subisce e non lo sceglie? Il messaggio che arriva dalle élite del giorno d’oggi è molto chiaro: arraffa tutto quello che puoi arraffare e non preoccuparti degli altri. Seppur sia un comportamento antico, tante situazioni l’hanno reso centrale negli ultimi anni, almeno dal mio punto di vista. I media bombardano tutti quanti di notizie di guerre, atti di terrorismo, malattie, omicidi e crisi economici, facendoci vivere in un perenne clima di paura, tanto che a forza di sentirle ci siamo assuefatti. L’unico modo di sopravvivere è neanche ascoltarle, ma quelle parole si infilano in profondità e ormai sono parte di molti di noi. Mi viene in mente quando nel film “Matrix” le macchine spiegano come abbiano avuto difficoltà a capire quale realtà proporre all’umanità, perché in un primo esperimento dove vivevano tutti in una sorta di paradiso terrestre, l’intero raccolto era andato distrutto. Quando invece hanno proposto un modello di società contemporaneo sul modello occidentale, fatto di lavoro, fatiche e povertà, allora il progetto aveva funzionato. La maggioranza dell’umanità ambisce a un futuro senza conflitti, ma secondo questo pensiero non ci sarebbe la Vita. La questione è che in Europa il conflitto è molto basso, ma c’è un costo da pagare e lo sanno bene alcuni, che hanno come obiettivo quello di anestetizzare questa enorme popolazione, che non vede l’ora di scatenare la violenza che è insita, forse, nell’essere umano. Come raggiungere questo obiettivo mi è chiaro tutte le volte che salgo sulla metropolitana e vedo quasi tutti curvi sul loro smartphone. Se le energie sono tutte rivolte a quell’oggetto, dove potrebbe sfociare l’aggressività di tanti? Certo non vale per l’intera popolazione, ma l’importante è coinvolgerne la maggior parte. Si sa che ci sarà sempre una piccola minoranza che non seguirà i dettami della massa, ma proprio per questo è importante la sua esistenza. Se non ci fosse una minoranza, cosa ne sarebbe della maggioranza? L’idea della scorciatoia affascina quando sei ragazzino, quando cammini per i boschi e tagli per i prati, provando un senso di piacere. Certo avevi fatto fatica in più e corso qualche rischio, eppure volevi discutere sul piacere di essere arrivato prima e di aver percorso strade non battute? Poco importava se per farlo eri passato attraverso una pietraia e qualche sasso era finito a valle, ma apparentemente nessuno si era fatto male e si era raggiunto l’obiettivo. Oggi le scorciatoie sono le sostanze, il gioco d’azzardo, le tangenti, le raccomandazioni, le mafie, chi inquina, chi taglia la strada e si potrebbero fare altri mille esempi. Sono espedienti che all’inizio funzionano, ma che infine mostrano la loro reale portata. Anche la scoperta dell’energia atomica rientra in questa categoria. Un modo più veloce e potente per ottenere maggior energia, ma a quale costo? Non suggerisco di tornare all’età della pietra, dove mi immagino che qualche bosco sia stato bruciato mentre gli esseri umani capivano come gestire il fuoco, ma non si potrebbe smetterla con questo andamento per tentativi ed errori, almeno pensando che siamo nel 2017? Oppure non troppo in fondo siamo sempre quegli essere spauriti davanti ad un fulmine, interpretandolo come una punizione divina? Troppe poche volte non ci si domanda quale sia il prezzo da pagare perché si rimane abbagliati dalla nuova scoperta o dall'effetto che produce su noi stessi una determinata sostanza o esperienza. Quasi tutti ambiscono ad ottenere il massimo dei risultati con il minimo degli sforzi, ma se si prendono anche delle scorciatoie, la situazione diventa drammatica, soprattutto se si utilizza il paradigma scientifico alla propria esistenza. Se lo scienziato è attratto dalla scorciatoia, magari perché frustrato dagli insuccessi la ricaduta delle sue scelte non sarà quantificabile per un lungo periodo. Nella vita quotidiana cercare di abbreviare i tempi non porta altro che a incasinare ulteriormente l’intera faccenda. Seppur faticoso, occorre prendere il sentiero più lungo. Se si tenta di abbreviare il percorso non sempre si raggiunge l’obiettivo. Molti moriranno nel tentativo. Se questa è sicuramente una caratteristica umana, che ci ha permesso di andare sulla Luna, occorrerebbe rivolgere le stesse energie per “sistemare” tutto quello che abbiamo danneggiato per andarci. Occorrerebbe “solamente” orientare diversamente la nostra energia.

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